GESTAZIONE PER ALTRI (UTERO IN AFFITTO) TRA GLI OPPOSTI ESTREMISMI ESISTE UNA TERZA VIA?

ALLERTA!
NON SARO’ BREVE. ANZI PENSO SARA’ LA NOTA PIU’ “LUNGA” CHE IO ABBIA MAI SCRITTO. TUTT* LE/I “NON HO TEMPO DA PERDERE”, LE/I “BIANCO O NERO”, LE/I “GIA’ SO TUTTO”, LE/I “BUONIST*/CATTIVIST*” LE/I “SULL’ARGOMENTO HO DATO LA TESI” DEL CASO LASCINO PURE QUESTA PAGINA. QUI TENTO DI APPROFONDIRE – CON UNA OPINIONE PERSONALE – IL DIBATTITO E, AUSPICO, CHE IL CONTRIBUTO SIA CONDIVISO E ARRICCHITO DA PARTE DI CHI PENSA CHE NON E’ TEMPO PERSO LEGGERE UN PUNTO DI VISTA ORIGINALE E DIFFERENTE

Dopo l’approvazione della leggina sulle Unioni Civili leggo sempre più opioniste (ed opinionisti) dichiararsi contrarie/i a quello che in Italia si ama chiamare “Utero In Affitto” (#uteroinaffitto), cosiddetto non certo senza motivo. L’espressione “utero in affitto” infatti propaga intorno a sé un immediato odore di commercio, prevaricante su ogni altra implicazione rispetto alla Gestazioni Per Altri (d’ora in poi GPA). Nel movimento #femminista, poi, le donne che si dichiarano contro “senza sé e senza ma” sembrano aumentare di giorno in giorno.
E’ un effetto della legge sulle Unioni Civili di recente approvazione. Molte di queste sono sempre state contro ma sentono l’esigenza (come me, peraltro) di “(ri)tirare fuori dal cassetto” questo argomento con particolare intensità e veemenza. Questo fenomeno è particolarmente diffuso tra le #femministe di prima generazione, eterosessuali, ma invade anche il campo del #lesbofemminismo. Per quanto attiene il #transfemminismo, in Italia almeno, mi tocca ancora essere quasi l’unica voce che si esprime sulle “cose” . Auspico che, chissà, chi leggerà queste righe, forse uscirà fuori dal guscio -tra le trans – per dire la sua (a meno che non mi sia sfuggito qualcosa – probabile – di giàpubblicato o scritto).
Sta di fatto che la GPA è praticata da anni e anni dalle coppie eterosessuali e gli articoli contro si leggevano solo su alcune riviste femministe (non tutte) ma di certo non invadevano Facebook e altri “Social Network”. Normale, si dirà. Le cose si sedimentano e tornano in voga quando qualcosa le sollecita. Normale sì, ma fino ad un certo punto. Normale ribadire una posizione, un po’ meno, fare manifestazioni pubbliche contro la GPA, proprio in questo preciso momento, come ha fatto #senonoraquando, portando a parlarne donne religiose (che, in teoria, l’utero più che in affitto l’hanno messo in cantina). come è accaduto a Genova, città in cui risiedo.
Parlo io che l’utero proprio non ce l’ho neppure in cantina? Sì perché molte donne transgender (che include operate, non operate ecc. nell’accezione originale del termine) non hanno assunto un corpo femminile per un capriccio o per un “corpo” distonico. La distonia è più profonda e, dato che il “corpo” non esiste se non come “corpomente”, quindi “cuore”, non hanno solo seni più o meno ormonali o chirurgici, ma hanno, nella mappa cerebrale anche utero e vagina. Non tutte, ma molte. Anche tra le “non operate”. Perché molte “non operate” non accedono alla chirurgia proprio perché la vivono come non corrispondente al loro bi/sogno. Sono certa che molte “non operate”, se si potesse accedere ad un intervento – che sia chirurgico o genetico – che desse una vagina “original” con tanto di utero e ovuli, si opererebbero ieri. Io comunque sono una di queste.
E comunque sul mio “diritto” non sento l’esigenza di giustificarlo più di tanto, quando ne parlano i vescovi, Alfano e tanti altri.
VENIAMO AL SODO
In questa Italia intellettuale fatta di riduzione delle ex ideologie in “si o no”, pollice verso o diritto, like o unlike, (apprezzo molto il, più unico che raro, fondo di Concita De Gregorio, pubblicato oggi su “La Repubblica”, dal tittolo “Il diritto dell’amore e quello dei bambini”) non ci si può aspettare – purtroppo – molto di più dei “senza se e senza ma” delle due posizioni opposte fra loro.
I CONTRO DELLA GPA
Gli uomini, intesi come maschi, vivono da sempre in una realtà atavica di primato assoluto sulle donne. Alcuni sostengono che il bisogno di essere preponderanti e sviluppare società patriarcali e maschiliste derivi proprio dall’invidia maschile sulla possibilità di generare, supportata da una maggior forza fisica che, in passato, contava molto nello stabilire gerarchie sociali. Soltanto da pochi decenni “ob torto collo”, nella maggior parte dei casi e nelle generazioni dai 40 anni in su, si sono dovuti adeguare ad una consistente erosione dei privilegi maschili.
E, diciamolo, non è che i gay non siano maschi checché (con l’accento finale!) si dica nel parlato popolano e volgare da migliaia di anni.
– la battuta sull’accento non vuol essere offensiva ma richiamare un tema “laterale” proprio sulle cosiddette “checche”, “fairy”, che – a mio parere – se reali e non recitate – contengono in sé una componente femminile più alta degli altri uomini… sempre perché il corpo è mente anche nella gestualità, ripeto – se spontanea… ma è un altro discorso, questo –
La Step Child Adoption probabilmente sarebbe passata se si fosse limitata alle sole coppie di donne che non hanno – nel 99,9% dei casi – bisogno di ricorrere alla GPA. Forse sarebbe potuta passare anche se alla norma della Step Child (d’ora in poi SCA) fosse stato aggiunto che tale possibilità non fosse data a chi avesse fatto ricorso alla GPA.
Chi oggi dice che è meglio una Legge senza SCA che nulla, in una logica di diritti da ottenersi un po’ per volta, perché allora non ha proposto di provare a portare a casa una legge sulle Unioni Civili con SCA solo per le coppie lesbiche e per le coppie gay con figli avuti prima dell’Unione Civile attraverso ex relazioni eterosessuali? Sarebbe stato un “un po’ per volta” un bel po’ più “po’” di quella che ci troviamo oggi. Perché i gay maschi non hanno accettato di rinunciare (per ora) allo stesso diritto che però si ottiene con diverse pratiche, alcune popolari altre meno? Perché “o tutti o nessuno”? Sarebbe comprensibile se questa fosse la vera prassi del Movimento Glbt (sì, con la sola G maiuscola), ma molte coppie (anche lesbiche) stanno esultando perché non intendono avere figli ed hanno finalmente acquisito diritti elementari, fondamentali per una vita di coppia serena, senza porsi gran ché il problema di chi “resta fuori”. E le Ass.ni G e L – sì lo so, lo dico sempre perché le ferite bruciano – non avrebbero spinto per una legge antiomofobia che escludeva la transfobia (che poi non passò all’ultimo momento).
La storia del “movimento” è costellata di conquiste parziali, escludenti parti delle sue componenti, specie se si vuole arrivare fino alla lettera “T” di LGBT…. fino a episodi di auto discriminazione interne tra le componenti del “movimento”, fin dalla sua nascita (In USA i primi Pride erano veramente solo Gay e Lesbici e non per volontà delle e dei Trans!!!). La domanda è: perché un diritto parziale che esclude le coppie con figli, non poteva, invece, includere le coppie lesbiche, escludendo solo le coppie maschili con figli avuti con GPA? Sarebbe stata una parziale conquista un po’ meno parziale, o no? Perché l’associazionismo gay, per una volta, non ha di sua sponte – quando si è capito che il fantasma della GPA avrebbe bloccato l’approvazione della SCA – non hanno detto: “meglio almeno le donne lesbiche, per ora” ma hanno applicato il “o tutti o nessuno” senza ricordare che comunque si escludevano le coppie con figli, lesbiche e gay con figli non GPA?
Non sta a me rispondere a questa domanda ma alle singole coscienze, principalmente, dei gay maschi. Altra domanda: perché l’associazionismo lesbico non ha neppure pensato di provare ad ottenere dei diritti che escludessero le coppie maschili che ricorrevano alla GPA, nella logica di “un passo per volta”? Forse perché, in fondo in fondo un diritto non è tale se non l’ottengono anche i maschi? Forse una sudditanza neppure psicologica ma antropologica della donna rispetto all’uomo?
“O tutti o nessuno”? E quando si trattò di escludere le persone transgender dal diritto all’aggravante per i crimini commessi per transfobia perché, invece di esultare (inutilmente perché poi la legge non passò) non dissero ugualmente “o tutti o nessuno”? E perché non lo dicono le coppie lesbiche che non vogliono figli rispetto a quelle che li hanno?
Mistero. Non Mistero della Fede, ma della Coerenza, IMHO.
I PRO DELLA GPA
Lo slogan “L’utero è mio e lo gestisco io” fu coniato quando io ero nella prima confusa e dolorosissima pubertà… poi l’ho ritenuto una ovvietà che però veniva negata alle donne. Alle donne, non alle femministe soltanto.
Mi chiedo perché, oggi, l’intellighetia femminista contraria alla GPA abbia cambiato lo slogan in “l’utero è delle donne e lo gestiamo noi femministe”. Me lo chiedo tanto più che viviamo in un periodo di minimo storico del femminismo italiano (Faccio fatica a includere nel femminismo SNOQ).
So che la risposta non tarderebbe ad arrivare: molte donne vivono nel mondo senza diritti o comunque succube dei loro uomini e per ragioni economiche userebbero il proprio corpo per far qualche soldo, che neppure gestirebbero direttamente, subendo così un grave abuso. La reale volontà della donna sarebbe minacciata da altri fattori di sudditanza al maschio o di origine economica. Giusto. Sono d’accordo esattamente come sono d’accordo sul fatto che tra gli “educatori dell’infanzia” si nascondano dei pedofili.
Quindi? Niente più maestre e maestri? O, peggio, niente Case di Riposo, dove in non pochi casi gli “addetti” abusano di vecchi inermi e anche incapaci di riferire ai propri parenti degli abusi subiti?
Non quadra il ragionamento. Chi dona un rene, non si fa pagare ma sa che rischia qualcosa di più dei soldi. Rischia che se dovesse ammalarsi il rene restante (cosa più probabile restandone uno a fare il lavoro di due) sarebbe condannata/o alla morte.
Certo, nel donare un rene non ci sono di mezzo i soldi, ma non ci sono di mezzo neppure eventi biologici “naturali” come gravidanza e parto con rischi di complicazioni inferiori ad un intervento chirurgico che, invece, toglie un organo essenziale alla vita solo perché ne abbiamo due (prova della sua facile disfunzionalità, dovendo filtrare ogni veleno che ingeriamo). Nella GPA ci sono però i soldi (di un rimborso spese) che sembrano essere diventati un valore assoluto persino superiore al rischio della vita.
L’IPOCRISIA COME IDEOLOGIA
Nei paesi poveri c’è commercio di Uteri e le donne sono sfruttate. Vero? Non solo vero ma vergognoso, squallido, schifoso. Nessun sostenitore della GPA si sogna di immaginare una legge senza regole più che restrittive. Ci sarebbero comunque abusi? Probabile come è probabile che ci siano in mille attività lecite e sancite per legge. C’è di mezzo il corpo della sola donna? Vero… ma grazie alla Nestlè (si fa per dire) esistono oggi i latti artificiali… ma prima? Prima esistevano le cosiddette “Balie” o “Donatrici per Altre”, anzi “Seni in Affitto” (si direbbe oggi) del latte materno per sopperire alla necessità di quelle donne che, per vari motivi, non avevano latte a sufficienza per far sopravvivere i loro figli. E il latte era in vendita, non in affitto. E queste donne facevano questo come un mestiere… che di certo faceva male al loro corpo più di una gravidanza di 9 mesi. Eppure era l’unico modo conosciuto per salvare tanti bambini. Perché queste Balie non davano il latte gratis ma se lo facevano pagare? Perché salvavano vite pagandone un prezzo, così come chi dona un rene, plasma, midollo spinale ecc. (lasciamo da parte la donazione di organi post mortem). Nella GPA dei paesi avanzati, per poter essere donatrici non si deve versare in cattive condizioni economiche, non si devono avere avuto gravidanze o parti difficili in passato, la volontà deve essere espressa dalla donna soltanto e non da mariti o altri parenti. Le spese sostenute per la gravidanza e il parto sono a carico, ovviamente, di chi chiede l’utero alla donna per la GPA, ed esiste un risarcimento per quei nove mesi di vita più difficili del solito e per i rischi del parto. Inoltre una donna non può “gestare” per altri in continuazione, ma una volta soltanto o poco di più. Quindi i benefici economici, laddove non esiste una “continuità lavorativa”, sono ben misera cosa e difficilmente vengono utilizzati con scopo di mero lucro. Ciononostante ci possono essere abusi? Certo che sì. Tra chi salva i bambini che arrivano coi barconi e li cura, esistono persone che li fanno sparire per farne commercio di organi condannandoli alla morte? Sì, possibile, probabile, forse certo. Quindi? Non si salvano più perché c’è il rischio di abusi o si cerca di controllare il fenomeno perché gli abusi vengano duramente colpiti?
La posizione di contrarietà alla GPA “senza sè e senza ma” non è poi così facilmente sostenibile. O meglio, è sostenibile come essere contrarie all’aborto e non abortire mai, ma non pretendere che nessuna abortisca, persino se l’embrione è figlio di uno stupro. Come essere contro il Divorzio o esserlo se si hanno figli perché questi figli pagheranno in termini psicologici la perdita di un padre o di una madre, ma non si può pretendere che sia legge omnia valens perché a volte ci sono situazioni in cui i figli soffrirebbero di più a continuare a stare con entrambi i genitori.
Essere contrarie (o contrari) alla GPA per tutte è un atto di derivazione maschilista, prevaricatorio, assolutista. C’è chi è contraria persino alla GPA gratuita fatta da amiche o parenti che si offrono ad aiutare una coppia gay… Chi sono costoro per giudicare?
La GPA è una prassi con mille implicazioni e non può essere vietata tout court ma solo regolata strettamente, esattamente come l’aborto. Già l’aborto….. i diritti dei bambini.. Altro argomento contro la GPA
I DIRITTI DEI BAMBINI??? MA MI FACCIA IL PIACERE!
La cosa più sfacciata che ha preceduto e segue l’approvazione della legge sulle Unioni Civili è il continuo parlare, da parte di adulti, dei diritti dei bambini. Chi sostiene che il diritto sia avere un padre e una madre, chi sostiene che l’importante è essere amati e non c’entra se i genitori siano uomo e donna o due donne o due uomini, chi sostiene che non conoscere la madre genetica sia una grave lesione dei diritti del bambino (dell’essere umano) e via cantando (Gli esempi sono troppi persino per questa “nota eterna”).
Il punto, per me, non è stabilire quali siano i veri diritti dei bambini o nascituri. Non che io non abbia la mia opinione precisa, ma la metto in secondo piano rispetto ad un altro aspetto che ritengo più importante: l’ipocrisia generalizzata su quel che noi siamo stati tutti: bambini.
Chi è contro la GPA si è posta/o mai il problema dei diritti dei bambini che crescono con un padre alcoolizzato o una madre assente? O dei bambini che subiscono una separazione per loro incomprensibile (specialmente quelle consensuali perché un amore è finito ma senza particolari implicazioni nella vita di famiglia) da parte dei genitori? O dei feti che non nasceranno a causa di un aborto? O dei bambini lasciati davanti alla tv o, peggio, al pc per intere giornate perché si deve lavorare e il poco tempo libero non si può usare tutto per i figli? Si è mai posto qualcuno il problema che il sistema liberista capitalista è, di per sé, con i ritmi a cui obbliga, una violazione gravissima dei diritti dei bambini? Forse solo i ricchi benestanti, che vadano d’accordo, che siano empatici, che non abbiano gravi ferite psichiche, che non considerano i figli estensioni di loro stesse/i potrebbero fare figli senza violare i loro diritti. O no? O noi stessi che parliamo dei diritti dei bambini non abbiamo subito traumi infantili per violazione dei diritti che abbiamo ricevuto da parte dei nostri genitori, talvolta solo troppo “intruppati mentalmente” e inconsciamente?
Quando si parla di diritti dei bambini… di quali diritti si parla? Sono troppi e conflittuali. C’è chi pensa che persino i feti abbiano diritti e chi no. Se si parla di diritti dei bambini si entra in sabbie mobili da cui è impossibile uscire tutti quanti insieme. Una madre simbiotica viola i diritti del bambino? Un padre assente? Liti continue tra coniugi? Divorzio? Poca attenzione nell’adolescenza? Violenza sessuale? Giornate di solitudine davanti al pc? Nessuna o poca socializzazione per paura di “pedofili/stranieri/ladri/zingari/ ecc.? E’ violenza portarli in una scuola privata cattolica o comunque di una qualche fede? E conta qualcosa, in ognuna di queste situazioni se i genitori sono padre e madre o coniugi dello stesso sesso?
Per questo, nella consapevolezza che nell’essere genitori sicuramente si faranno errori che violeranno dei diritti o addirittura condizioneranno la loro vita per decenni , molti riducono i diritti dei bambini a uno o due soli: la consapevolezza del ruolo di genitore e l’amore con cui “si cresce” un figlio.
Il resto è fuffa, a mio modesto parere
Mirella Izzo
scrittrice, pres. on. Rainbow Pangender & Pansessuale – Genova
Genova, 01 marzo 2016
P.S.: mi scuso per eventuali strafalcioni e per l’assenza di una decente formattazione (che verrà) ma ho scritto di getto una nota e non un capitolo di libro o un articolo di giornale. Mi si perdoneranno gli errori se i concetti sono chiari. Se non lo sono ditemelo, grazie